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Ogni anno la mia rabbia cresce con l’avanzare di Sanremo fino a raggiungere un picco di delusione che si trasforma in un articolo in cui esprimo tutto il mio pensiero sulla kermesse e soprattutto sulla classifica finale. Quest’anno il fastidio è nato prima del 15 febbraio in conseguenza alle assurde e sterili polemiche prefestival. “La Canalis è stata chiamata solo perché fidanzata con Clooney e la Belen solo per il retroscena del suo compagno Corona”, “Morandi deve limitarsi a cantare”, “I pass per l’Ariston dovrebbero darli ai veterani di Sanremo”, “alle nuove proposte viene data una visibilità diversa rispetto ai Big”. Tantissime critiche distruttive anche sul web: Facebook già dopo pochi minuti di festival, pullulava di “che schifo questo”, “che schifo quello”!
Adesso il Festival si è concluso e tutti gli animi si sono placati, ma credo sia comunque il momento di fermarsi un attimo e riflettere.


Il Festival di Sanremo è un grande evento che si tiene ogni anno sin dai primi anni Cinquanta. Il comune spettatore da casa vede solo poche puntate in prima serata che mostrano vari elementi, ma ognuno di quegli elementi ha un anno o più di lavoro alle spalle. Le persone che ogni anno “creano” il festival sono tantissime, e tantissima è la cura con il quale viene confezionato un prodotto che, puntualmente, viene sminuito e assalito da critiche e polemiche.
Credo sia inutile soffermarsi solo sui giochi poco puliti che contornano alcune parti del festival, ne abbiamo discusso sempre anche noi del Gruppo Radio Amore (le votazioni via sms, ripescaggi strani, ecc), per una volta è assolutamente necessario aprire gli occhi con dolcezza e valutare ciò che di buono porta il Festival di Sanremo.


Ogni anno si sentono le solite frasi subito dopo la prima serata “che schifo di canzoni!”. NON E’ VERO! Chi ama la musica, soprattutto la musica italiana e non è facilmente condizionabile da etichette sociali precostruite o avvolto dal gusto del disprezzo, ma comprende che a volte il primo ascolto di una canzone potrebbe deludere le aspettative (soprattutto per chi, abituato ad “ascoltare” un brano, deve improvvisamente guardare l’abito, le movenze e l’emozione di un cantante), ma è proprio quel primo ascolto che deve incuriosire. L’atteggiamento dell’ascoltatore medio di oggi è “vediamo quanto schifo fanno le canzoni”, e dopo poco “infatti, fanno schifo!”. Questo atteggiamento di chiusura pregiudizievole non aiuta i cantanti, non aiuta la musica, non aiuta l’arte.
Gianni Morandi è un artista di grande esperienza e, nonostante la sua visibile e comprensibile emozione in alcuni momenti, è riuscito a fare un grande Festival, la sua cultura musicale e la grande esperienza in ambito discografico ha avuto un ruolo fondamentale nella scelta delle canzoni, tutte di grande qualità. Inoltre la sua idea di coinvolgere le radio come giuria telematica di qualità nella valutazione delle canzoni dei giovani è stata professionale e molto utile, in quanto le radio svolgono un ruolo fondamentale e scelgono la sorte delle canzoni (per i giovano infatti tutte le radio, noi comprese, non hanno avuto dubbi: Gualazzi è un fuoriclasse!).


Le vallette erano vallette, dolci donzelle che deliziavano la vista con la loro presenza femminile senza disturbare il ruolo centrale del presentatore, inoltre Belen è riuscita a sorprendere con molte qualità artistiche. Luca e Paolo hanno arricchito la scena donando un pizzico di satira non eccessiva ma divertente, rispettando lo spazio culturale e comico del grande Benigni.
Cosa dire delle canzoni? Una più bella dell’altra! Non siete d’accordo? Beh ascoltatele in radio e presto mi darete ragione. La classifica è stata onesta, in vetta sono andati tutti brani bellissimi che hanno messo d’accordo tutti (forse solo Max Pezzali meritava di più). Per chi ama la musica non importa il modus pensandi aut vivendi del cantante… ma solo cosa suscita quell’opera di musica e parole sui sentimeti. Impariamo a "sentire", non solo ascoltare!