
Basterebbe ascoltare anche solo una volta l’intervista rilasciata via Skype al Corriere della Sera dalla “jihadista italiana” Fatima (al secolo Maria Giulia Sergio) per capire la potenza di un’ideologia che rende persone predisposte al plagio autentici robot.
L’intervista a Fatima – che avremmo preferito rimanesse semplicemente Maria – è una brodaglia di frasi imparate a memoria dal Corano, bugie, vittimismo. Lei si sente un’eroina e accusa l’Italia di trattenere ingiustamente i suoi genitori (anche loro convertiti) e intanto ammette che tagliare le gole agli “infedeli” è cosa buona e giusta, dal momento che l’Isis – così farnetica la ragazza – agisce solo per legittima difesa o “contro gli ipocriti”. Se non ci fossero migliaia di atroci video a testimoniare l’esatto contrario, e se fossimo strafatti di crack, magari potremmo pure crederle. Ma probabilmente il vero problema è un altro. Se un’ideologia estremista riesce a prendere piede con tanta semplicità all’interno di un Paese come l’Italia, e se esistono delle menti tanto facilmente manipolabili, nessuno può dirsi realmente al sicuro.
Fino a questo momento gli aspiranti “martiri di Allah” in salsa tricolore sono stati molto leggeri nel farsi scoprire dai servizi segreti. E noi speriamo, nella peggiore delle ipotesi, di sfornare solo jihadisti esibizionisti e superficiali. Il nostro supplizio, tutt’al più, consisterebbe nel dover ascoltare teorie folli alla TV. Ma a questo siamo abituati da cinquant’anni.