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Cuffaro, il libro e gli applausi

Qualche giorno addietro l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro ha preso parte, a Catania, alla presentazione di un libro che parla della sua vicenda giudiziaria, approdata (come tutti sappiamo) ad una condanna definitiva per favoreggiamento aggravato.


Cuffaro adesso è un uomo libero, ha scontato la sua pena, e ha deciso di partecipare a un appuntamento che lo vedeva protagonista, né più, né meno. Ad accoglierlo, come apprendo dai filmati girati dai presenti, c’era una discreta folla; per lo più amici e sostenitori che lo hanno applaudito al suo arrivo. Apriti cielo. Dal ‘supremo tribunale dei social network’ è scoppiato il finimondo: chi ha condannato l’applauso, chi invece si è scagliato contro la standing ovation. Chi ha criticato l’atteggiamento di una città che mostra interesse per un condannato per mafia, e giù con i populismi e le lezioncine sul bene e sul male. Perché racconto questi aneddoti? Perché, personalmente, mi sono rotto le scatole degli eccessi.

Non ho mai sostenuto Cuffaro, ma è ridicolo accusare qualcuno per l’applauso che riceve, ed è vergognoso insinuare che chi ha finito di scontare una condanna non possa partecipare a una conferenza dove qualcuno gli mostra vicinanza. Dove è finito il garantismo? Dove sono andati a finire i diritti uguali per tutti? Se proprio volete combattere la mafia, fatelo dai piccoli gesti: iniziate dalle urne. Che Cuffaro, alla Regione, non ci si è messo da solo.