
Tra le pagine più tristi dell’odissea immigrazione ci sono quelle che riguardano le torture patite dai migranti prima ancora di compiere il loro viaggio della speranza.
È notizia di ieri la cattura di tale Ogais John, un nigeriano classe 1992 conosciuto dalle sue vittime col soprannome di “Rambo”, arrestato dalla polizia di Agrigento in collaborazione con i colleghi calabresi mentre si era bellamente mimetizzato al Cara S. Anna di Isola di Capo Rizzuto. A inchiodare l’uomo sono stati i racconti di alcuni connazionali sfuggiti alla sua ferocia nel periodo in cui erano rinchiusi in una sorta di galera libica.
I migranti hanno raccontato agli investigatori il dolore delle torture con i cavi ad alta tensione; le violente percosse a colpi di tubo metallico, le punizioni atroci per chi tentava di scappare. Eppure “Rambo” sembrava quasi un altro all’interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo. Una faccia comune, all’interno di un recinto in cui vivono leoni e agnelli; nel quale è spesso difficile distinguere bene e male.


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