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  • A scuola, per forza

    “immaturi”=“immaturi“

    È notizia recente la decisione del preside di una scuola superiore di Niscemi, siamo in provincia di Caltanissetta, di riaprire i cancelli dell’istituto e far tornare tra i banchi circa 1200 studenti per una settimana, precisamente dal 17 al 22 luglio.

  • Fragili

    “tentatosuicidio”=“tentatosuicidio“

    Brutti voti a scuola, qualche tensione in casa, l’incapacità di dialogare tra le mura domestiche. La cronaca recente ripropone con allarmante costanza episodi di ragazzini che tentano il suicidio per la vergogna o per la paura di non essere capiti dai familiari.

  • Maestre e violenza

    “editoriale”=“editoriale“

    Piccoli studenti picchiati con schiaffi alla nuca e metodi sbrigativi, violenti, insensati. Al centro della vergognosa vicenda c’è una maestra, ora sospesa dal servizio, di una scuola materna di Corleone, nel Palermitano.

    Se non fosse stato per le immagini carpite grazie a una telecamera piazzata dagli investigatori, probabilmente oggi si parlerebbe solo di illazioni, di facili accuse e persino di persecuzione. Ma la realtà è che sempre più spesso ci tocca raccontare di squallide vicende con al centro i più deboli, bambini o anziani. Sempre più spesso le frustrazioni umane trovano sfogo su quei soggetti che, al contrario, andrebbero protetti e salvaguardati doppiamente.

    Come sempre, a cose fatte, nel supremo Tribunale del web c’è chi chiede rigore massimo nella selezione degli educatori; chi imporrebbe visite psicologiche periodiche agli insegnanti e chi invoca la pena di morte per i colpevoli. Violenza contro violenza, insomma. Del resto il frutto non cade mai lontano dall’albero.



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  • Partinico: violenze anche su bambini disabili, maestre inchiodate

    Il Radio Giornale

    Partinico: calci, schiaffi e minacce nei confronti dei piccoli studenti. In manette tre maestre. Questa e altre notizie nel Radio Giornale


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  • Protesto, ergo sum

    protesta

    Slogan e striscioni a Palermo per la grande (doppia) protesta sindacale: da un lato la Fiom, dall’altra gli studenti. Trovarsi imbottigliati per quasi mezz’ora nell’occhio del ciclone offre spunti di riflessione di non poco conto.

    “Perché protestate?”, chiedo a un quindicenne con la maglietta griffata che agita la folla a suon di slogan da spot tv. “Protestiamo perché bisogna farci sentire, qui va tutto male!”, è la sua risposta. “Ma cosa volete cambiare, di preciso?”, ribatto. “Non posso stare qui a dilungarmi, devo animare il corteo”, conclude l’adolescente prima di svignarsela.

    L’impressione che ho avuto è la stessa che provo quando sento certi politici blaterare in TV di cose che non conoscono; un po’ come il ricco sfondato che ti parla del dramma povertà. Il problema, in Italia, è che siamo abituati alle scuse. Ci basta l’apparenza, l’inganno, l’estetica, non la preparazione e gli ideali. Lo stanno imparando bene le nuove generazioni. I politici del domani col DNA da tronisti.


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