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Raffaele Lombardo

La mafia è tutta intorno a te; non controlla (almeno per quel che ne sappiamo) il noto operatore telefonico che ha ideato lo slogan, ma ha messo le grinfie su tutto il resto: trasporti, edilizia, carni, grande distribuzione. La notizia di 24 ordinanze di arresto per associazione mafiosa - eseguite all’alba dai carabinieri contro Cosa Nostra catanese - non ci stupisce, ma ci fa riflettere. Ci riporta alla realtà.

Enzo Bianco aggredito

Violenza a Catania, atto III. L’aggressore ha il volto della persona rispettabile: veste elegante e ha un gancio micidiale. Lo ha sperimentato sulla sua faccia, ma sarebbe stato meglio di no, il sindaco Enzo Bianco, che si è ritrovato sul set di Fight Club una mattina qualsiasi di un giorno qualsiasi nel centralissimo Corso delle Province.

Non si sa ancora cosa abbia determinato l’ira funesta dell’aggressore incravattato; sta di fatto però che l’uomo è stato prontamente arrestato. Magari si convertirà sulla via di Piazza Lanza e chiederà scusa al sindaco, intraprendendo un percorso di fede.

Ma al di là della facile ironia l’angoscia cresce. Quando parliamo di “deriva” di violenza, questo è l’ennesimo caso concreto. Concreto, forse eclatante, ma non meno importante delle decine di aggressioni subite in queste settimane da comuni mortali senza pedigree politico e istituzionale. I “pinco pallino” di una città allo sbando che chiedono da tempo maggiore sicurezza in città; che chiedono risposte e hanno paura. La stessa che il sindaco di Catania ha sperimentato oggi, mettendoci la faccia.


Twitter: @aspitaleri

record violenza a Catania

Diciamo la verità: non era necessario un articolo del Sole 24 ore, che colloca Catania al primo posto tra le città siciliane più pericolose (21esima in Italia), per capire che qualcosa non va. Ce ne rendiamo conto facilmente, e non solo quando leggiamo i titoloni sui giornali locali. Qualcosa è cambiato: è peggiorato.

Probabilmente la crisi ha spazzato anche quel briciolo di buon senso che faceva da auto-argine alle azioni incontrollate della piccola e media criminalità. Adesso sembra che in pochi si preoccupino di minacciare, aggredire e picchiare persone innocenti anche per pochi spiccioli. Adesso, girando in città, si percepisce forte e chiara la paura di adolescenti costretti a camminare in gruppo per non subire il furto del telefonino, e di contro la spavalderia disgustosa di chi usa la violenza gratuita come sport.

Potremmo prendercela allora con le Istituzioni; con le forze dell’ordine assenti o con la macchina della giustizia che fa acqua da tutte le parti. Forse in parte è vero: il prodotto del disastro che ci sta inghiottendo è frutto di tante responsabilità. E non è detto che in mezzo non ce ne sia anche qualcuna nostra.


Twitter: @aspitaleri