Gli ultimi istanti di vita di un essere umano, sia esso conosciuto dal grande pubblico o meno, dovrebbero rimanere privati. E’ una regola fondamentale che vale per qualsiasi persona dotata di buon senso, e ancor di più dovrebbe valere per la categoria dei giornalisti.
Dalla Sicilia a Roma una linea invisibile congiunge gli affari sporchi di un Paese marcio. Puoi chiamarla come vuoi, ma la mafia – semmai avessimo fatto i finti tonti sino ad ora – non ha confini: boss siciliani parlano al telefono con la cupola criminale romana chiedendo appoggi logistici e organizzando omicidi.
Pino Maniaci è un giornalista spartano, ed è il volto di Telejato, tv libera di Partinico. E’ uno che parla in dialetto e se ne frega dei convenevoli, soprattutto quando racconta di mafia; di gestione dei patrimoni confiscati; di storture varie che vedono i mafiosi 2.0 (quelli in giacca e cravatta, non più vestiti con coppola e lupara, per intenderci) rientrare nei circuiti legali dopo essere stati estromessi dalle proprie aziende.