“giovane

Non ha retto all’ennesimo rinvio, stavolta al 2017, per ottenere il tanto ambito permesso umanitario. Un lasciapassare che gli avrebbe permesso di andare via dalla Sicilia, verso un futuro forse più sereno. Così un giovane del Mali, che di anni ne ha appena 27, ieri pomeriggio ha provato a togliersi la vita gettandosi dal primo piano del Tribunale di Catania.

E ci sarebbe certamente riuscito se una giovane avvocatessa non si fosse lanciata su di lui trattenendolo per la cintura, fino all’arrivo dei carabinieri che lo hanno bloccato. Anche qui la cronaca cruda deve lasciare spazio a una riflessione: i nostri criteri “umanitari” non lo sono affatto. I disperati del mare, raccolti alla meno peggio nei centri di accoglienza e nelle strutture di supporto, a volte rimangono parcheggiati anni e anni in attesa di una risposta. Ed è comprensibile che qualcuno perda la pazienza, dopo aver perso la speranza.

Già immagino i titoloni di oggi sulla stampa se il povero disperato fosse riuscito ad ammazzarsi: tutti a sparare raffiche di parole, accuse al ‘sistema giudiziario intasato’ e all’inerzia della politica. Ma il problema vero è che non dovrebbe esserci un morto per invocare giustizia. A maggior ragione nei tribunali, dove la giustizia, dicono, è uguale per tutti.



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