Riina si indigna: niente panettone a Natale

Potrebbe essere benissimo una scena dell’ennesimo film natalizio, nel quale il mafioso di turno fa i capricci per un motivo futile, e invece la storia raccontata da Lirio Abbate nel numero de l’Espresso oggi in edicola è tutt’altro che inventata, così come il protagonista.


Il settimanale parla dell’indignazione del boss Totò Riina - ricoverato a metà dicembre all’ospedale di Parma per una crisi respiratoria - che non avrebbe gradito l’assenza del panettone nel menù del giorno di Natale, tanto da protestare apertamente e definire il “fattaccio” una vergogna. Riina sembra ignorare che un ospedale non è un albergo; che i menù sono decisi sulla base delle condizioni di salute e che la regola del 41bis valga anche per lui, dal momento che non si trova più nel suo regno, con il suo esercito e i suoi privilegi.

Certo, le brutte abitudini sono dure da abbandonare a 85 anni. L’unico aspetto che sembra essere cambiato - almeno a sentire Lirio Abbate - è il nomignolo dato al corleonese, passato da “Totò u curtu” a “scaldabagno”, per via del suo modo goffo di camminare e i chili accumulati negli ultimi anni. E proprio per questo, mi chiedo, ma non sarebbe il caso di mettere da parte gli zuccheri in eccesso?

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