Editoriali
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L'editoriale di Antonio Spitaleri

italiano contagiato da ebola

Malattia e sofferenza si tramutano sempre più spesso in un circo mediatico. Come si chiama il medico siciliano contagiato dal virus ebola mentre era in missione in Sierra Leone? Cosa ne pensa la moglie? Che ricordo ne ha il vicino di casa o il collega di lavoro? Tutto è ridotto a un grande Truman show; a un reality spregiudicato che non tiene conto minimamente dei gravi e veri problemi che vivono le persone.

Per colpa di chi, direbbe Zucchero. Per colpa di tutti. Dei giornalisti che puntano solo allo scoop morboso, e dei lettori che chiedono, comprano e seguono questo tipo di notizie. Un circolo vizioso, insomma, sulla pelle del malcapitato di turno.

Un tiro al bersaglio senza ritegno, irrispettoso, farcito spesso e volentieri da pillole di allarmismo esasperato. Basterebbe snocciolare due dati statistici per capire che l’ebola fa meno morti dell’alcool e delle sigarette; ed è una epidemia circoscritta e monitorata. Il virus della morbosità, quello si che è difficile da estirpare.


Twitter: @aspitaleri

neonata morta a Palermo

In più di dieci anni di cronaca ti abitui a tutto: sangue, atrocità, assurdità. Quello a cui non potrai mai abituarti è la vista di un neonato morto, innocente. Lì non c’è pelo sullo stomaco che tenga; c’è solo angoscia e disgusto.

A Palermo, ieri, una donna di 33 anni ha deciso di sbarazzarsi della figlioletta appena nata, gettandola in un cassonetto dell’immondizia. Con gli investigatori si è giustificata dicendo che “non respirava più” e quindi se n’è disfatta. Follia a parte - e l’auspicio di un lunghissimo periodo in strutture protette per chi ha compiuto un crimine simile - mi chiedo cosa stia succedendo alla nostra società. Una società che si scaglia sempre di più contro i piccoli; contro le donne; contro chi appare più fragile e indifeso.

Un cortocircuito dei vigliacchi; un modo per scaricare le frustrazioni o solo un virus invisibile che semina pazzia in un mondo che ha perso ormai la bussola. C’è da sperare solo in una inversione di tendenza; in una presa di coscienza o in un miracolo. Perché questo non è il mondo che vorrei consegnare un giorno a mio figlio.


Twitter: @aspitaleri

immigrazione

Scopriamo l’acqua calda: in Sicilia stiamo diventando sempre più xenofobi. L’immigrato ci preoccupa e spesso i fatti di cronaca che vedono gli stranieri come protagonisti in negativo non contribuiscono certo a rasserenare gli animi. E’ di stamattina la notizia dell’arresto di due bulgari che da una settimana a Catania piazzavano sofisticati scanner nei bancomat per clonare allegramente le nostre carte di credito e regalare agli sfortunati di turno un bel buco nel conto corrente.

Giusto parlarne, sia chiaro. Peccato però che quando accade un fatto che vede lo straniero come esempio positivo se ne parli troppo poco. Ieri, a Piazza Armerina, Samuel - un nigeriano disoccupato di 43 anni - ha trovato a terra 4350 euro in contanti e invece di metterseli in tasca e ringraziare il suo Dio li ha portati dritto dritto dai carabinieri, che non credevano ai loro occhi.

Ora, parliamo con sincerità: quanti di noi – anche non indigenti o disoccupati - trovando un rotolo di banconote così “imponente” avremmo fatto il nostro dovere di onesti cittadini? Inutile prendersi in giro: molto pochi, forse nessuno. Ma l’azione buona, si sa, non fa notizia, perché “sparare” sul diverso è sempre stato il nostro sport preferito.


Twitter: @aspitaleri

Antonio Spitaleri

Antonio Spitaleri, giornalista professionista, è il direttore responsabile del Gruppo Radio Amore. In quattordici anni di carriera ha lavorato a Roma, Siracusa, Catania. Già corrispondente dell'Agenzia nazionale radiofonica Area, per 7 anni ha curato la cronaca nera e la giudiziaria ad Antenna Sicilia, prima emittente tv siciliana, conducendo tg e trasmissioni d'informazione. Laureato in Giurisprudenza e utopista del giornalismo: crede che la realtà vada raccontata e difesa. Nonostante tutto.