Notizie
Ascolta Radio Amore Ascolta Radio Amore Nostalgia Ascolta Radio Amore Blu Ascolta Radio Amore OneDance Ascolta Radio Amore Rock
Scontro tra magistrati a Palermo

L'ufficio Gip accusa i colleghi della Procura che si erano detti "sconvolti" per la scarcerazione della ricercatrice libica accusata di apologia al terrorismo: "Dichiarazioni inopportune"

PALERMO, 26 DIC - "Quelle della Procura sono dichiarazioni avventate e inopportune. Anzitutto delegittimano oggettivamente il lavoro e la funzione del giudice per le indagini preliminari, il cui intervento nel procedimento è stato previsto dal legislatore a tutela e garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini, italiani o stranieri che siano". Non usano mezzi termini il presidente dell'ufficio del gip di Palermo Cesare Vincenti e il vice presidente Gioacchino Scaduto, riferendosi al caso della ricercatrice libica Khadiga Shabbi, fermata con l'accusa di apologia di reato con finalità di terrorismo e per cui il gip non ha convalidato il fermo (non accettando la richiesta di custodia cautelare in carcere dei pm), imponendo all'indagata l'obbligo di dimora.

La decisione era stata criticata solo qualche giorno addietro dalla Procura – i magistrati si erano detti "sconvolti”, liquidando la misura come “inadeguata, contraddittoria e contraria alla più recente giurisprudenza" – e ora l'ufficio dei gip controbatte. Secondo Vincenti e Scaduto, le posizioni della Procura sul caso della donna libica "rischiano di creare nell'opinione pubblica un allarme ingiustificato, di cui in questa fase storica non si sente affatto il bisogno". "La donna - spiegano - non è infatti accusata di atti di terrorismo o di associazione terroristica in collegamento con esponenti di gruppi terroristici o foreign fighters, come potrebbe intendersi, ma soltanto di un reato di opinione: l'avere cioè espresso il suo personale apprezzamento nei confronti dell'ideologia di gruppi ritenuti terroristici, manifestazione del pensiero che può diventare reato solo se resa pubblica".

I due giudici sottolineano ancora che la posizione della ricercatrice, il ruolo a lei attribuito e la gravità del reato commesso non giustificavano "l'adozione di misure cautelari di tipo detentivo che, peraltro, lo stesso legislatore con le ultime riforme ha inteso fortemente limitare". Nella nota si osserva pure, con una punta polemica, che non si può "indulgere a semplificazioni, ad emozioni o a precarie suggestioni esterne" e aggiunge: "Siamo tutti sconvolti dalle tragiche vicende terroristiche di questi ultimi tempi che, dopo avere devastato buona parte del Medio Oriente, hanno colpito assai più vicino la nostra Parigi; ma questo non deve farci perdere la capacità di distinguere caso da caso e di valutare con freddezza ed oggettività - alla luce dei principi costituzionali e dei parametri di legge - i fatti che vengono sottoposti alla nostra valutazione". (@aspitaleri)