Ecclestone boicotta la Ferrari

Nemmeno la Formula uno si salva dalle beghe e dalle scorrettezze; dalla prevaricazione dei potenti che si "vendicano" per un torto subìto, vero o immaginario che sia.

È successo al Gran Premio d'Ungheria: una gara che ha visto dominare le Ferrari dal primo minuto, ma che per gran parte del tempo sono state ignorate dalle telecamere. Una svista? Impossibile da credere. Molto più realistico invece l'ordine alla regia internazionale da parte del patron della F1, Bernie Ecclestone, di "guardare altrove". I tecnici eseguono alla lettera ma i telecronisti italiani insorgono. Salta fuori anche il presunto motivo di questo affronto, dovuto a uno screzio tra i vertici di Maranello e il dittatore Ecclestone.

Purtroppo per lui, la legge del contrappasso ha decretato una delle più appassionanti vittorie in casa Ferrari, accentuando la miseria di certe vendette. Al di là del lato folkloristico e del lieto fine, però, c'è molto da riflettere: sotto gli occhi del mondo passa un'idea arida della gestione di uno sport seguitissimo come la Formula uno, divenuto il "giocattolo" privato di un vecchio rancoroso. Ma, ancor peggio, metafora del nostro mondo: dove col potere si oscurano gli avversari. Anche quelli meritevoli.

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