lo strano caso delle frequenze di Ciancio

Diciassette milioni di euro: spicciolo più, spicciolo meno. A tanto ammonta il capitale che le società del gruppo Ciancio (quelle che ora sono in crisi e stanno licenziando tutti i dipendenti) avrebbero fatturato pochi anni addietro vendendo frequenze televisive ai colossi Telecom e MTV Italia.

Fin qui nessun problema, se non fosse che – come rivela il quotidiano online LiveSicilia – l’affare dell’editore catanese è finito sotto la lente della Procura che intendeva sequestrare il patrimonio sospettando una maxi elusione fiscale. In sostanza gli inquirenti contestavano a Ciancio strane operazioni di passaggio di proprietà delle frequenze, in modo da ottenere una consistente deduzione dell’Iva e una ammortizzazione delle perdite. Ma l’editore – attraverso i suoi avvocati – si è difeso dicendo che quelle operazioni avrebbero garantito la conservazione dei posti di lavoro.

Il Tribunale del riesame ha accolto le motivazioni di Ciancio, non sequestrando il patrimonio. La data in calce al provvedimento è del dicembre scorso. Appena sei mesi dopo, i posti di lavoro sono tornati a traballare con la scusa della crisi. Possibile che quei 17milioni siano spariti nel nulla?

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