Catania: quel finanziere infedele all’ombra del tribunale

Farabutti che utilizzano il potere della divisa per ottenere un vantaggio ne ho conosciuti in 12 anni di cronaca. Per fortuna sono molto meno dei servitori dello Stato onesti e hanno una vita professionale molto meno lunga.

L’ultimo scandalo, consumato all’ombra del tribunale di Catania, porta la data di ieri: racconta di un maresciallo della Finanza disonesto, che sfruttando la sua posizione all’interno del nucleo di polizia giudiziaria (un pool che opera a diretto servizio dei magistrati della Procura, per farla breve) ha ricattato un avvocato chiedendogli denaro per tirarlo fuori da un’inchiesta che coinvolge un’azienda per la quale il professionista lavora. L’avvocato, che da quanto risulta non sarebbe coinvolto nelle indagini, avrebbe versato comunque una prima tangente al finanziere e solo dopo una seconda pressante richiesta di denaro si sarebbe convinto a collaborare con i carabinieri, che ieri hanno arrestato in flagranza l’uomo mentre riceveva la somma.

In tutta questa vicenda c’è almeno una nota stonata: non comprendo che senso abbia sottostare a un ricatto se si ha la coscienza pulita, e convincersi solo dopo a denunciare. Misteri di Catania, città dove in molti hanno la coscienza pulita: mai usata.