Maroni dice no ai migranti

Più di tremila migranti sono sbarcati in Italia nella sola giornata di ieri; quasi cinquecentomila sono pronti a partire dalla Libia, giurano le fonti ufficiali. Siamo in piena emergenza umanitaria, ce lo ripetono costantemente da tutti i fronti; servirebbe unità e collaborazione internazionale, quantomeno per non fare pesare solo al sud questo fiume umano.

Eppure – come se non ci bastasse combattere con un’ Europa sorniona e paracula – questa collaborazione rischiamo di perderla anche a casa nostra. Mi riferisco alla dichiarazione del governatore leghista della Lombardia, Roberto Maroni, che ha minacciato i sindaci del suo territorio di togliere fondi ai Comuni se apriranno le porte a nuovi migranti. A stretto giro, ecco pronti i presidenti di Veneto e Liguria a dare man forte. Sembra quasi di assistere a un federalismo di fatto, a un atto autonomo di sfiducia verso l’indirizzo nazionale.

A breve sapremo se la minaccia di Maroni è legittima e credibile, ma l’immagine che offre è proprio da “Repubblica delle banane”. E in questo scenario surreale, con il nord che sbatte le porte in faccia ai disperati, e i Paesi centro europei che se ne fregano, provate a immaginare chi dovrebbe sobbarcarsi (quasi) tutto il peso dell’emergenza. Chiaramente noi terroni, nuovi amici dei leghisti, ma solo in periodo elettorale.

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