Tre spari, un morto e l’onore (vigliacco) di Librino

Due adolescenti litigano per una ragazzina. E’ successo mille volte: roba che ti pigli un cazzotto o due spintoni, o magari li dai. La cosa finisce lì, nove volte su dieci. Poi capita l’assurdo; capita in un quartiere difficile di Catania che si chiama Librino.

Capita che in una storia di ragazzini si mettano in mezzo i genitori e che a uno dei due proprio non vada giù chiuderla con le buone. Prende la pistola, aspetta il rivale sotto casa e gli spara addosso tre colpi, uno dei quali risulta fatale. La storia di ragazzini diventa un fattaccio da adulti in pochi minuti, si trasforma in omicidio e toglie linfa a chi spera di riscattare le periferie dalla loro cancrena.

A Librino non uccide solo la pistola, né la povertà o la droga. A Librino è la mentalità deviata dell’onore ad ammazzare. I maestri che salgono in cattedra predicano la legge del taglione e della vendetta, e quando distribuisci banconote facili da 50 e 100 euro non c’è nessuno che risulti più credibile. Chi dovrebbe agire, spesso gira le spalle e se ne fotte; sottovaluta, al limite prende atto. Intanto, mentre nel salotto buono si parla, in periferia un padre insegna al figlio che i torti si vendicano con la pistola. E un figlio, davanti al padre morto, impara a sue spese quanto è vigliacco l’onore di Librino.