Immigrati utilizzati come schiavi nell'Agro Pontino. Ennesima dimostrazione di un'Italia a due velocità, che tenta di difendere i privilegi mentre ripiomba nel medioevo.
Più di 30mila indiani vivono nell'Agro Pontino, dove lavorano come braccianti. Ma non come previsto dalla Legge o, almeno, dal buonsenso umano: essi sono sfruttati e sottoposti ad ogni tipo di angheria (anche violenze sessuali)! A far luce sulle condizioni di questa comunità è un rapporto dell'associazione InMigrazione. Ed è l'ennesimo grave fatto venuto alla luce dopo quello siciliano delle schiave romene violentate durante festini tra agricoltori ragusani e poi costrette ad abortire.
Gli immigrati lavorano 14 ore di lavoro al giorno, senza pause, 7 giorni su 7, e vengono pagati (quando vengono pagati) circa 3 euro l'ora. Molti per sopravvivere vengono spinti ad usare droghe e farmaci. Ora, per aiutarli e favorire la loro integrazione, nella zona dell'Agri Pontino sta per nascere un centro polifunzionale, in grado di offrire percorsi di orientamento legale e lavorativo. Mentre in Sicilia le responsabilità continuano a rimbalzare tra i politici.
La dura verità è che troppi anni di "diritti che hanno prevalso sui doveri" hanno creato una profonda iniquità che, come un cancro, ha pervaso e mutato l'agire umano. Non parliamo di ideologia politica (sinistra o destra) ma semplicemente di pragmatica: i lavoratori della vecchia economia non vogliono perdere i loro vantaggi, per far soldi non ci si pone minimamente il problema etico o morale; dall'altro lato i precari della nuova economia vengono sempre più sfruttati e la tratta degli immigrati si sta configurando in maniera molto pericolosa. Fa più paura il silenzio di chi soffre o il vittimismo di chi è carnefice?